Continua l’iniziativa “Atleta della Settimana”, lanciata dalla GIBA per puntare i riflettori sui “GID” e cioè i “Giocatori Italiani Decisivi”.
Il giocatore scelto dopo la 11^ giornata di Serie A è Luca Vitali.
Luca Vitali, playmaker classe 1986 di 201 cm in forza al Brescia, ha giocato 31 minuti, partendo in quintetto e realizzando 12 punti (4/5 da 2, 1/2 da 3, 1/2 ai liberi), catturando 4 rimbalzi, servendo ben 18 assist e chiudendo con 29 di valutazione, nella vittoria casalinga della sua squadra contro Cremona per 95-66.
L’eccezionale prestazione relativa agli assist lo ha fatto entrare nella storia del basket italiano, visto che 18 è il record assoluto ogni epoca in Serie A. Così ieri, martedì 13 dicembre 2016, il quotidiano “La Gazzetta dello Sport”, a firma Mario Canfora, gli ha dedicato una intervista, che proponiamo integralmente di seguito, invitandovi a leggerla.
Recordman Vitali
«Che bello entrare nella storia della A: un assist è tutto»
Luca, play di Brescia: «Sin da piccolo ti insegnano a guardare il compagno libero per passargli la palla»
«L’ho saputo seduto in panchina nei secondi finali di Brescia-Cremona: arriva un tifoso, mi dà una pacca sulla spalla e urla: “Bravo Luca, hai fatto 18 assist, sei nella storia, è il record ogni epoca della Serie A”. L’ho ringraziato mentre Giannoni, uno degli assistenti di coach Diana, fa: “Ma come 18? Io ne ho contati 20…”».
Luca Vitali il giorno dopo la grande impresa è felice come non mai: «È emozionante e bellissimo entrare in una specialità come l’assist che rappresenta il basket. Ho un altro grande ricordo personale, quando in Eurolega con Milano contro il Panionos segnai 32 punti, ancor oggi uno dei punteggi più alti per un italiano. Ma l’assist è la condivisione di un momento assieme all’intera squadra, d’altronde sin da piccolo gli allenatori ti insegnano subito a guardare il compagno libero per passargli la palla…»
Lei ha il pallino del gioco di Brescia in mano, ma negli anni scorsi si è visto agire pure da guardia…
«Più che altro in Nazionale, dove ho giocato anche da ala piccola e ala grande. Io penso che in azzurro uno debba soltanto mettersi a disposizione, tanta è la gioia di indossare la maglia dell’Italia. Se invece mi chiedete qual è il mio ruolo naturale, la risposta è facile: sono un playmaker».
Il record dei 18 assist lo ha ottenuto contro la sua ex squadra, Cremona.
«È stata una importante e bella tappa della mia carriera. Ho ricevuto e cercato di dare emozioni al pubblico, alla società. Avevo un altro anno di contratto con loro, ma hanno fatto delle scelte ritenendo che non facessi più al caso loro. Restano, ripeto, anni indimenticabili».
Si è poi spostato di pochi chilometri, a Brescia.
«Dove ho trovato una passione pazzesca all’interno della società ma anche da parte della gente che incita la squadra per 40 minuti: si tratta di un tifo sano, sempre a favore, mai contro. Se poi aggiungiamo che il basket di A mancava da quasi 30 anni, eco perché è tutto molto coinvolgente».
Brescia non è partita benissimo, poi la svolta che l’ha portata addirittura in zona playoff: cosa è successo?
«Che da neopromossa l’inizio non è mai semplice, il passaggio da A2 a A è molto complesso. Assieme ai compagni con più esperienza abbiamo fatto quadrato, sapendo che sarebbero arrivati i risultati. Dobbiamo restare tranquilli, però. Il nostro pensiero è fare i 22 punti per la salvezza, poi si vedrà».
Che effetto fa giocare con suo fratello Michele?
«È bello condividere le gioie, senz’altro. Ha tanto talento, ci sta dando una grande mano».
Ha girato tanti club di primissimo livello: Virtus Bologna, Siena, Milano (nella prima stagione di Armani), Roma, Venezia: rimpianti?
«Forse sono arrivato un po’ ovunque nei momenti sbagliati. Non ho fatto scelte giuste nei momenti giusti. E poi c’è anche un po’ di sfortuna. Per dire, quando tre stagioni fa mi cercò il Banvit allenato da Itoudis già ero in parola con Venezia, parola che ovviamente rispettai. Però a posteriori chissà come sarebbe andata quell’esperienza in Turchia col tecnico che oggi guida il Cska Mosca».
Torniamo alla Nazionale: perché non facciamo risultato da tempo?
«Perché gli altri hanno dimostrato sempre di essere più forti di noi. Che poi non significa non metterci voglia, sudore e tanto altro, anzi. Speriamo nel prossimo Europeo. Negli ultimi anni una serie di infortuni mi hanno frenato, ma mi sento ancora un giocatore da Nazionale che per me è tutto e considero il mio grande club».
Ha 30 anni, ma è in A da 12 stagioni: come giudica il nostro campionato?
«Non ci sono i big di una volta, ma è avvincente ed equilibrato. Piuttosto, è difficile trovare club che abbiano voglia di attendere, si cambia spesso e subito. Sarebbe utile invece vedere la crescita dei nostri italiani, farli giocare. Si può fare molto, basta volerlo».
Le manca giocare in Eurolega?
«Tantissimo. Mi sembra normale, è il campionato top».
GIBA – Giocatori Italiani Basket Associati