Fabrizio Gialloreto, guardia classe 1987 di 187 cm, abruzzese, gioca in Serie B, Girone C, con il Fabriano.
“Poppy”, come lo chiamano gli amici e gli addetti ai lavori del mondo del basket, è un esempio di come la forza di volontà e la quotidiana applicazione possano supplire a mezzi fisici non eccelsi. Non solo: da qualche anno, la sua carriera cestistica è parallela al suo lavoro di assicuratore. Nell’ambito del progetto “dual career” portato avanti dalla GIBA, lo abbiamo intervistato. Ecco la nostra chiacchierata con l’atleta.
Fabrizio, quando hai cominciato a lavorare alla tua “dual career”?
«Quando mi sono laureato in Economia Aziendale. Giocavo a Chieti in A2, ma nonostante l’impegno agonistico pensai subito di mandare alcuni curriculum in giro, per trovare un lavoro che potesse fare al caso mio. Un assicuratore teatino mi offrì un colloquio, dal quale uscii come suo collaboratore. Da qualche anno, la storia va avanti con reciproca soddisfazione».
Quindi oggi sei un giocatore di basket, ma pure un assicuratore?
«Sì. E posso dirti, con un certo orgoglio, che circa l’80% dei miei clienti non sa che sono anche un giocatore di basket. Questo significa che si fidano di me come professionista e, soprattutto, che il mio lavoro nel campo della palla a spicchi non ha mai sconfinato in modo inopportuno in quello delle assicurazioni».
Come riesci a gestire le due cose?
«Ci vogliono organizzazione e metodo. Oggi, grazie alla tecnologia, possiamo lavorare con profitto a prescindere dalle distanze geografiche. Quindi, riesco a fare entrambe le cose avendo un piano della giornata preciso e attenendomi a quello. Di solito, essendo operativo già alle otto del mattino, passo le prime ore della mattinata a gestire le mie polizze e fare preventivi, per poi gestire il mio lavoro di giocatore di pallacanestro».
Concetti lontani dall’immagine stereotipata che si ha dei giocatori, solitamente visti come dei giovani spensierati e dediti alla bella vita…
«Ci sono anche quelli, ma non è il mio caso. Fin dall’inizio, ho creduto utile avere regole e metodo per riuscire sia nel basket sia negli studi e poi nel lavoro. Se ogni sera esci e tiri tardi, se la mattina alle otto non sei in piedi e anzi ti svegli tardi, se sei deconcentrato su tutto salvo che nelle poche ore in palestra o forse neanche in quel periodo, sicuramente nella vita avrai problemi. Invece, nella vita c’è la possibilità di fare cose serie e divertirsi: l’importante è non sprecare il tempo, che è prezioso».
Un tuo consiglio, da girare a tutti i giovani che oggi giocano a basket?
«Darsi un piano generale della propria vita e delle regole per realizzarlo. Non perdere troppo tempo dietro a cose fatue e inutili, perché non porteranno a nulla. Metterci il massimo impegno e, infine, sperare di avere compagni di squadra che siano un esempio come è accaduto a me, che ho avuto la fortuna di avere Stefano Rajola, che mi ha insegnato molto».
GIBA – Giocatori Italiani Basket Associati