Ventitreesima puntata della rubrica “Dual & Post Career”.
La protagonista è Caterina Dotto, playmaker classe 1993 di 165 cm.
Cresciuta nelle giovanili di San Martino di Lupari, ha giocato a Faenza dove ha esordito Serie A1 nel 2021. Poi il trasferimento a Umbertide (2012-2015) e alla Reyer Venezia (2015-2018), prima di tornare a San Martino di Lupari.
Dopo un infortunio serio che ha richiesto più interventi chirurgici, nella stagione in corso ha giocato con il Geas Sesto San Giovanni.
Atleta Azzurra, ha giocato con le giovanili, la Nazionale maggiore e l’Italia di basket 3×3.
Caterina è sorella gemella di Francesca, giocatrice di Schio.
Questa è la nostra intervista.
Caterina, qual è stato il primo pensiero al rientro in campo, dopo due interventi chirurgici?
«Gli interventi chirurgici sono stati addirittura tre, anche se il secondo è stato meno impegnativo rispetto agli altri. Il giorno del rientro in campo ero davvero emozionata, mi mancava ogni cosa della pallacanestro e aspettavo quel momento da troppo tempo! Quando ho messo piede in campo mi sono finalmente sentita di nuovo una giocatrice. Ero grata e fiera di me, per aver superato ogni momento difficile con tenacia e determinazione».
Cosa ti ha più aiutato a superare i comprensibili momenti di sconforto?
«Ho avuto la fortuna di affrontare i lunghi percorsi post operatori a casa, con la vicinanza e il supporto del mio ragazzo, della mia famiglia e degli amici. In particolare. dopo l’ultimo intervento ho svolto la prima parte della riabilitazione assieme a mia sorella, che nello stesso periodo è stata operata alle anche. A ripensarci facevamo davvero ridere: entrambe con le stampelle in giro per casa. Siamo riuscite a trovare ancora più motivazione lavorando assieme! Un ulteriore aspetto che mi ha sicuramente aiutata molto è stato l’essere iscritta al Corso di Laurea in Fisioterapia all’Università di Padova. Un infortunio improvviso porta via un pezzo d’identità all’atleta. Aver avuto un altro campo, su cui concentrarmi e a cui dedicarmi, mi ha permesso di affrontare il tutto con un po’ più di leggerezza».
Tu e tua sorella Francesca siete “le gemelle del basket”. Qual è il rapporto con lei e come si riflette sia a livello umano sia a livello agonistico?
«Io e Fra, essendo gemelle, abbiamo da sempre condiviso ogni cosa. Abbiamo un rapporto speciale, dato proprio dal fatto di essere gemelle. Non è facile spiegarlo, ma vi basterebbe vederci assieme per capire quanto siamo legate. Dico spesso che lei è il regalo più bello che la vita mi abbia fatto! A livello umano ci siamo sempre l’una per l’altra. Ci basta uno sguardo per capire l’una le emozioni dell’altra. A livello agonistico, ovviamente questa cosa non aiuta, dato che giochiamo in due squadre diverse. Non è facile pensare a Fra come a un’avversaria, quando è da sempre la mia prima alleata! Siamo tuttavia molto competitive. Da piccole gli “uno contro uno” al campetto finivano sempre con una litigata. Credo che la competizione che ci contraddistingue sia stata una spinta in più nell’arrivare a giocare ad alti livelli».
Laureata nel 2017, hai ricevuto dal CONI il premio “Atleta eccellente, eccellente studente”. Dai qualche consiglio ai giovani atleti che sostengono l’impossibilità di giocare ad alti livelli e trovare il tempo di studiare…
«Nel 2017 mi sono laureata in Scienze Motorie all’Università di Perugia e, lo scorso novembre 2020, ho conseguito la laurea in Fisioterapia all’Università di Padova. Personalmente non sono mai riuscita a giocare a basket e basta. Per quanto la pallacanestro ad alti livelli sia impegnativa, mi sembra riduttivo fare solo ed esclusivamente quello, visto tutto ciò che la vita ci può offrire. Ho sempre avuto uno sguardo al futuro e alla mia vita post carriera, che mi ha spinto a seminare qualcosa nella speranza di raccoglierne i frutti, quando deciderò di smettere di giocare. Non è facile giocare e studiare al tempo stesso: richiede il doppio dei sacrifici e una buona dose di determinazione, oltre a un’eccellente organizzazione del tempo. Ma non è impossibile, è questione di buona volontà e motivazione, caratteristiche tipiche degli atleti!».
Qual è il più bel ricordo, finora, della tua carriera cestistica a livello agonistico?
«La conquista della Medaglia d’Argento agli Europei, con la Nazionale Under 20».
E il più bel ricordo a livello umano?
«Per ora non ne ho uno in particolare, ce ne sono molti a cui sono affezionata. Credo che il più bello debba ancora arrivare!».
Il tuo pensiero sul lavoro della GIBA per giocatrici e giocatori?
«Sono grata a tutti coloro che lavorano per la GIBA e che pensano a noi giocatori. Apprezzo l’impegno che viene messo per tutelare i nostri diritti, non è assolutamente scontato. Ho avuto più di un’occasione, purtroppo, di rivolgermi alla GIBA per diverse problematiche. Mi hanno risposto prontamente, analizzando la situazione nei dettagli e mettendomi a disposizione tutti gli aiuti di cui avevo bisogno».
Caterina e il futuro: come ti vedi dopo il campo da gioco?
«Mi auguro di rimanere all’interno del mondo del basket, lavorando in una squadra come preparatrice atletica e/o come fisioterapista. Sarebbe bello poter vivere comunque la pallacanestro sotto altre vesti».
GIBA – Giocatori Italiani Basket Associati