Diciottesima puntata della rubrica “Dual & Post Career”.
La protagonista è Francesca Rosellini, play-guardia classe 1990, militante in Serie A2 con il Civitanova Marche.
Francesca ha giocato in A2 ad Alghero, Orvieto, Trieste, Selargius ed Empoli dove ha vinto il campionato, militando poi in Serie A1 con la compagine toscana. La scorsa stagione, si è divisa tra Athena Roma e San Giovanni Valdarno.
La giocatrice è laureata Scienze Motorie e sta per conseguire la sua seconda laurea, in Nutrizione Umana.
Questa è la nostra intervista.
Francesca, com’è giocare a basket ai tempi del Covid-19 e quali sono le cose che più ti colpiscono nell’ambito di una partita, rispetto a prima della pandemia?
«Giocare ai tempi del Covid-19 penso che innanzitutto sia una fortuna, dato che molti altri campionati sono stati fermati, così come tanti altri mestieri. Ovviamente giocare senza pubblico è la mancanza più forte, come tutti sanno il sesto uomo in campo è sempre un fattore di carica, energia ed emozioni».
Hai lasciato casa a 14 anni, per realizzare il tuo sogno di diventare una giocatrice e ci sei riuscita. Quali sono state le qualità che ti sono state indispensabili per emergere?
«È stato un percorso lungo e a volte difficile, ma veramente ricco di emozioni indescrivibili. Sono molte le qualità necessarie, ma credo che per emergere siano state fondamentali la determinazione e la motivazione personale, che ogni volta mi hanno spinta a non mollare e a fare sempre un passo o uno sforzo in più. Ci vuole sacrificio, perché per raggiungere l’obiettivo prefisso bisogna essere disposti a sacrificare tutto, quindi famiglia, amici e tempo libero».
Vivere l’adolescenza lontano dagli affetti può portare, inevitabilmente, a momenti di scoramento. I tuoi come li hai superati?
«Ce ne sono stati molti, dato il rapporto affiatato che ho con i miei famigliari, ma dentro di me c’era sempre quella voce che mi diceva di non mollare, che un giorno avrei raggiunto i miei obiettivi. Grazie all’amore per questo fantastico sport non mi sono mai tirata indietro ed ho vissuto emozioni bellissime».
Sei arrivata a giocare in Serie A1, guadagnando il diritto sul campo vincendo la A2. Quali sensazioni hai provato? È stato più il coronamento di un viaggio, oppure una tappa di un percorso?
«Penso sia stato uno dei giorni più belli della mia vita cestistica. Quel giorno, tutti i sacrifici fatti da anni hanno avuto un senso. Giocare nella massima serie è stata una soddisfazione unica e imparagonabile».
Sei laureata in Scienze Motorie. Quali sono i segreti per conciliare gli impegni in campo e quelli fuori di studio?
«Grazie all’Università Telematica San Raffaele è stato meno complicato, rispetto a un’università tradizionale, potendo seguire le lezioni online. Conciliare le cose non è facile ma con volontà è fattibile, sacrificando un bel po’ di tempo libero e passando dagli allenamenti ai libri».
A marzo 2021 dovresti discutere la tesi per conseguire la tua seconda laurea, in Nutrizione Umana. Sei quindi un modello positivo da seguire. Quali sono i tuoi consigli per organizzare al meglio giornata ed energie, da dare agli atleti che vogliono studiare e laurearsi mentre giocano?
«Sì, mi laureerò in Nutrizione Umana, sempre presso l’Università Telematica San Raffaele. La cosa più importante da fare credo sia capire le proprie priorità, dopodiché gestire al meglio il tempo, molto poco, alzarsi presto per studiare e utilizzare i giorni liberi per non rimanere indietro. Ogni tanto però prendersi qualche ora per sé stessi fa sempre bene!».
Giocatrice veterana, prossima “dottoressa doppia” in Scienze Motorie e Nutrizione Umana. Potrebbe essere il profilo perfetto, quanto a esperienza e competenza, per una responsabile del benessere fisico-atletico delle atlete in una squadra. Oppure hai altri obiettivi, quando concluderai la tua carriera da giocatrice?
«La scelta dei percorsi di studi sono maturati proprio frequentando questo ambiente. Mi sono chiesta: di cosa ha bisogno un’atleta? Ecco, credo che essere seguito nel modo corretto sotto il profilo fisico, ma soprattutto quello nutrizionale sia di fondamentale importanza per essere sempre al top. Inoltre, la cosa che più mi sta a cuore è prendermi cura della salute delle persone, perciò non limitarmi solo agli atleti, ma anche persone “normali” alla ricerca del loro benessere, che inizia proprio da cosa mettiamo nel piatto. Quando aprirò il mio studio sarà un po’ come vincere un altro campionato!».
Un tuo pensiero sull’importanza della GIBA?
«Penso sia un’associazione molto importante, che si prende cura degli atleti che non sono assolutamente tutelati dallo Stato. Sono anni che ne faccio parte, l’anno scorso ho avuto alcuni problemi nella società dove giocavo e sono stati presenti e molto d’aiuto. Offrono inoltre molti servizi, tra cui collaborazioni con molte università, tra cui anche la mia, proprio per aiutare sotto il profilo economico i giocatori che vogliono studiare. Invito per questo tutti gli atleti che ancora non ne fanno parte ad iscriversi!».
GIBA – Giocatori Italiani Basket Associati