Tredicesima puntata della rubrica “Dual & Post Career”.
I protagonisti sono due figli d’arte: Robert Fultz e Nicholas Crow.
Robert Fultz, playmaker classe 1982, figlio di John, dopo la trafila delle giovanili nella Fortitudo Bologna, ha intrapreso una carriera che lo ha portato a giocare a Roseto, Livorno, Teramo, Pesaro, Reggio Emilia, Brindisi, Brescia, Mantova, Casalpusterlengo, e Imola, dove attualmente gioca in Serie B. Con la Fortitudo ha vinto uno Scudetto e una Supercoppa Italiana, con Pesaro ha ottenuto la promozione dalla Serie A2 alla Serie A. Atleta Azzurro, ha giocato nelle giovanili e con la Nazionale Italiana.
Nicholas Crow, esterno classe 1989, figlio di Mark, dopo le giovanili a Rimini ha giocato a Fossombrone, Brescia, Capo d’Orlando, Avellino, Forlì, Pesaro, Scafati e Imola, per poi tornare a Rimini, dove attualmente gioca in Serie B. Con Brescia ha ottenuto la promozione dalla Serie B alla A2 e con Scafati ha vinto la Coppa Italia di Serie A2. Ha giocato nelle giovanili della Nazionale Italiana.
Nicholas e Robert hanno dato vita a “TeamBook”, innovativo progetto di sistema gestionale pensato per le squadre di basket, che sarà presentato in una conferenza stampa in streaming su Zoom giovedì 17 settembre 2020, alle ore 14.30.
Per una anticipazione video della app, questo è il link su YouTube:
https://www.youtube.com/watch?v=4v-pwWZeI50
Abbiamo rivolto alcune domande a Robert e Nicholas, per conoscerli meglio e farci dire qualcosa in più di “TeamBook”. Questa è la nostra intervista doppia.
Qual è il ricordo più bello, finora, della vostra carriera?
Fultz: «Ce ne sono davvero tanti e per questo mi ritengo davvero fortunato! Mi vengono in mente gli anni in Fortitudo a giocare l’Eurolega, la promozione in A1 con una piazza prestigiosa come Pesaro, ai bellissimi anni a Roseto».
Crow: «La vittoria del campionato, con promozione dalla Serie B alla Serie A2 con Brescia!».
Che consiglio dareste a un giovane giocatore che vuole fare il professionista nel basket odierno?
Fultz: «Sii sempre grato per ogni opportunità e cerca di imparare ogni giorno qualcosa di nuovo per crescere».
Crow: «Sappi che il lavoro paga».
Cosa direste, invece, a un atleta che si avvia alla conclusione della propria carriera agonistica?
Fultz: «Prima o poi tutti dobbiamo smettere, ma abbiamo l’opportunità di sfruttare ciò che abbiamo imparato in tanti anni di carriera e creare nuove attività o situazioni lavorative che ci entusiasmino».
Crow: «Ognuno di noi raccoglie quello che semina, quindi spero per lui che abbia seminato qualcosa».
Cosa pensate del lavoro della GIBA?
Fultz: «Sono convinto che il sindacato abbia sempre dimostrato grande apertura e cura nella tutela dei giocatori e che sia importante ricordarsi sempre della sua importanza».
Crow: «Che negli ultimi anni ha giocato un ruolo fondamentale nella tutela dei giocatori. Spero che sempre di più possa avere un valore importante per il movimento e i suoi giocatori!».
Quando vi è venuto in mente di unire le vostre esperienze, sviluppando “TeamBook”?
Fultz: «L’anno in cui abbiamo giocato insieme ad Imola, Nicholas mi ha parlato di questa sua idea e da li abbiamo deciso di creare il progetto TeamBook».
Crow: «L’anno in cui siamo stati compagni di squadra a Imola, ho visto in Robert il mio socio ideale, per provare a portar a termine questa mia idea avuta qualche anno prima».
Cosa ha di speciale e innovativo la vostra applicazione, rispetto al normale modo di gestire i rapporti all’interno di una squadra?
Fultz: «TeamBook è un sistema gestionale innovativo per facilitare e rendere più efficace tutto quello che riguarda l’organizzazione di una squadra di basket: condivisione file, report, video avversari, comunicazioni, scheda personale e tanto altro. La nostra app dà la possibilità di avere un canale comunicativo del tutto innovativo e dedicato e, allo stesso tempo, di eliminare tutto lo spreco di carta e tempo legato alla preparazione delle partite».
Crow: «Modernizzare, semplificare e far risparmiare le società sportive: questi sono i pilastri di TeamBook! Passando al digitale e abbandonando la carta si apre un mondo di interazione tra società e giocatore, fatto di condivisione e crescita».
GIBA – Giocatori Italiani Basket Associati