Quattordicesima puntata della rubrica “Dual & Post Career”.
Il protagonista è Michele Antonutti, ala classe 1986 di 203 cm, atleta che nel campionato 2020/2021 giocherà con Udine, essendo tornato nella città natale dove è cresciuto cestisticamente dal 2002 al 2009, per poi militare a Montegranaro, Reggio Emilia, Caserta, Pistoia, Treviso e Biella.
Con Reggio Emilia ha vinto l’EuroChallenge Cup, da Capitano.
Atleta Azzurro, è stato Capitano dell’Italia Under 20, nella quale militavano anche Andrea Bargnani e Marco Belinelli, e ha giocato con la Nazionale maggiore.
Michele, oltre a giocare, è attivo da 3 anni nella “All Star Basketball Academy” che ha fondato.
Questa è la nostra intervista.
Michele, una carriera di altissimo livello e tante stagioni da capitano. Qual è il ricordo che più ti riempie di orgoglio?
«In una carriera così lunga ho tantissimi bei ricordi sia professionali sia umani, avendo conosciuto molte persone. Perciò il ricordo che più mi riempie di orgoglio è l’accoglienza che ricevo, sempre calorosa, quando torno a giocare da avversario contro le mie squadre del passato. Trovare grande riconoscimento credo significhi che vengo apprezzato non solo come giocatore, ma anche come persona».
Quali sono i tuoi sogni e i tuoi obiettivi per il post carriera?
«Sicuramente la pallacanestro mi ha dato tanto, quindi anch’io ho voglia di darle qualcosa indietro, cercando di dare linfa a questo bellissimo movimento e dando la possibilità ai ragazzi di avere strutture accoglienti e ben organizzate per praticare questo bellissimo sport».
Parlaci di “All Star Basketball Academy”. Com’è nato il progetto e di cosa si tratta?
«Il progetto è nato da 3 anni e vuole coinvolgere tutte le generazioni in una academy attiva nel periodo estivo, quando non si gioca con la propria squadra. “All Star Basketball Academy” dà la possibilità di partecipare a camp estivi di specializzazione, nelle città predisposte, per dare la possibilità di vivere un settimana da professionista ai partecipanti. Quest’anno abbiamo raggiunto oltre 400 ragazzi, siamo in grande crescita e la cosa mi fa molto piacere».
Come si fa a conciliare lo sport praticato a livello professionistico con le attività parallele?
«Bisogna avere alle spalle uno staff composto da persone competenti e professionali che ti seguono, perché – come nel mio caso – per preparare bene un camp estivo bisogna iniziare a lavorare dal mese di ottobre dell’anno prima. C’è quindi un lavoro dietro le quinte molto importante e ci vogliono le persone giuste».
Quali consigli ti senti di dare ai tuoi colleghi, per prepararsi al post carriera?
«Intanto vivere intensamente tutti gli anni di pallacanestro in cui si gioca, perché giocare a basket è una fortuna e un privilegio. Poi, cercare di trovare un’attività che possa conciliarsi con la propria passione, senza disperdere la propria energia in troppi ambiti diversi in quanto c’è bisogno di concentrarsi molto, tenendo presente che il mondo del lavoro è completamente diverso e, soprattutto, ha delle tempistiche differenti dalla pallacanestro».
Cosa pensi della GIBA? Quali sono i motivi per i quali i tuoi colleghi dovrebbero iscriversi?
«La GIBA è importante, perché permette a noi giocatori di fare fronte comune e parlare con voce unica. L’unione fa la forza e quindi è fondamentale nei momenti di difficoltà, come quello attuale dovuto al Covid-19, avere una voce che ci raggruppi, anche per poter capire le esigenze dei giocatori nella nuova pallacanestro che sta arrivando. La GIBA è perciò un servizio che noi giocatori dobbiamo conservare con orgoglio, consapevoli che c’è voluta la fatica di tantissimi prima di noi per riuscire a creare un organismo che ha un peso».
GIBA – Giocatori Italiani Basket Associati