Una rubrica per conoscere meglio donne e uomini della pallacanestro italiana.
Pietro Aradori è una guardia-ala piccola classe 1988 di 194 cm, attualmente in forza all’Estudiantes Madrid.
Dopo le giovanili, giocate con Team 75 Lograto, Lumezzane e Casalpusterlengo, squadra con la quale gioca anche nella vecchia B1, inizia la carriera professionistica in Legadue a Imola nel 2006/2007.
Nel 2007/2008 va in Serie A con l’Olimpia Milano, prima di trasferirsi alla Virtus Roma, dove arriva alla Finale Scudetto persa contro Siena.
Dal 2008 al 2010 gioca due stagioni a Biella, in Serie A, raddoppiando le sue medie e contribuendo alla salvezza del club piemontese, oltre a venir eletto – nel 2010 – miglior under 22 della Serie A.
Dal 2010 al 2012, due stagioni con Siena, squadra con la quale vince 2 volte lo Scudetto, 2 volte la Coppa Italia e 2 volte la Supercoppa Italiana.
Nel 2012, firma per Cantù, dove resta per due stagioni, vincendo la Supercoppa Italiana.
In questa stagione, inizia in Turchia, con il Galatasaray, per poi trasferirsi in Spagna con l’Estudiantes Madrid, dove viaggia, in 13 partite, a 24 minuti di media, con oltre 12 punti segnati per partita.
A livello internazionale di club, ha giocato l’Eurolega.
È un giocatore dell’Italia, dopo aver fatto la trafila con la maglia Azzurra e vinto la Medaglia di Bronzo ai Campionati Europei Under 20 del 2007.
Questa è la chiacchierata fatta con Pietro.
Soprannome?
«Ara, Cane».
Segno zodiacale?
«Sagittario».
Il tuo miglior pregio?
«Simpatia».
Il tuo peggior difetto?
«Impazienza».
Cos’è per te il basket?
«La mia vita».
La persona più ammirata nel mondo del basket?
«Kobe Bryant».
Il tuo sogno da realizzare nel basket?
«Vincere l’Eurolega».
La persona più ammirata nella vita?
«Mio padre».
Il tuo sogno da realizzare nella vita?
«Crearmi una bella famiglia».
Facebook o Twitter?
«Entrambi».
Un tuo pensiero sul tuo amico Danilo Gallinari?
«Avrei mille ricordi, ma credo che la cosa più giusta da dire è che Danilo è un ragazzo simpatico e un amico».
Cosa ti ha spinto a scegliere di giocare all’estero?
«La voglia di confrontarmi con i migliori».
Un pensiero sulla prima parte di stagione in Turchia?
«Diciamo situazione confusa, non tanto in campo quanto nell’ambiente e in società».
In Spagna con quali motivazioni e obiettivi?
«Per giocare nel campionato spagnolo, che ritengo il migliore in Europa. L’obiettivo è quello di salvarsi il prima possibile con l’Estudiantes e poi pensare, perché no, ai playoff».
Visto dall’estero, com’è il basket italiano di Serie A e quali sensazioni ti trasmette?
«È stata la mia casa per diversi anni, quindi mi mancano i campi su cui ho giocato e le tante persone che conosco. In questo momento vedo un campionato con tanti stranieri e soprattutto tanti rookie, alla loro prima esperienza in Europa, che quindi possono soltanto crescere».
Porto franco. Il tuo pensiero finale in libertà?
«Non mollare mai, anche quando le cose si fanno dure, sempre più dure. Credere sempre in se stessi. Siamo noi che decidiamo il nostro destino, quindi non diamo colpe ad altri».
Pietro Aradori (Cantù).
[Foto BASKETINSIDE.com /Alessandro Vezzoli]
Pietro Aradori (Italia).
[Foto BASKETINSIDE.com /Giulia Gombac]
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