Sul quotidiano “Tuttosport” di mercoledì 17 gennaio 2018, intervistato da Piero Guerrini, Alessandro Abbio parla dei giovani.
Il giorno dopo la pubblicazione sul giornale, rilanciamo questo interessante articolo, invitandovi a leggerlo.
ABBIO
«I GIOVANI CI SONO»
L’ex Azzurro vincitutto è ora assistente ad Alba in B e dell’Italia Under 20
«Spero di avere altri 40 anni sul campo. Ho visto ragazzi sorprendenti. Sta a noi dare loro occasioni»
Ha appena finito il lavoro al raduno dell’Italia Under 20, composta in gran parte da ragazzi di A2. E pronuncia la frase più bella che si possa ascoltare da uno sportivo. «Sono entrato in un campo da basket a 7 anni e ora che ne ho 46 se guardo avanti spero di averne altri 40 così. È quello che voglio fare. Lavorando in campo mi sento a mio agio, nel mio ambiente. E ricordo tutti i consigli, tutti i maestri che ho avuto». La scrivania non fa per Alessandro “Picchio” Abbio. Chi l’ha visto giocare e vincere tutto (oro e argento europeo con l’Italia, 3 Scudetti, 4 Coppa Italia, 2 Eurolega) non ha dubbi. Aveva una tale energia e altrettanto entusiasmo da riversare. Alex ha cominciato ad allenare con il minibasket, poi con le giovanili. Quest’anno ha svoltato: assistente allenatore e responsabile delle giovanili ad Alba (in B, dove allena l’amico ed ex compagno a Torino Luca Jacomuzzi), assistente dell’Italia Under 20. «E penso di essere l’allenatore più felice del mondo. Faccio quello che sognavo, sto imparando tanto da questi allenatori. Seguiamo i giovani, collaboriamo, scambiandoci consigli anche sui ragazzi da seguire. Io ad esempio segnalo quelli di B. Ho visto Lorenzo Turini di Cecina metterne 29 a noi e ho pensato fosse da seguire. Avremo raduni ogni mese. In questo, i giovani hanno lavorato davvero duro. Due ore lunedì, due al mattino del martedì e due al pomeriggio. Mi hanno sorpreso tutti. La miglior dimostrazione che i giovani ci sono. E basta ricordare gli assenti per altri impegni, in A, all’estero, nei college». Non finisce qui, si parte con il progetto per i ragazzi sopra i due metri. «Seguendo le famose tre “T” di Boscia Tanjevic: taglia, talento, tecnica, l’idea è di colmare il gap fisico a livello continentale». Abbio è convinto che la A2 sia il campionato ideale per i giovani italiani, ma che pure la Serie B abbia un suo valore preciso e importante. «Un campionato che mette alla prova i ragazzi con elementi più esperti. E il livello di gioco è buono». Certo, pensare che “Picchio” ha debuttato in A a 17 anni e che oggi i suoi allievi fatichino a trovare spazio è la migliore illustrazione dei tempi cambiati. «Rispetto ai miei tempi? E’ tutto diverso. Quando sono arrivato in A ero circondato da veterani cui ispirarmi: Della Valle, Zamberlan, Pino Motta, per dire. E i due americani erano di livello assoluto, da seguire. Ora ci sono 5-7 stranieri, ma solo un paio spostano. Mancano gli esempi che avevamo noi, anche di lavoro. Ricordo Brunamonti, i suoi allenamenti, io che già mi sbattevo dovevo dare di più. Sta a noi dare prospettiva e occasioni. E ai ragazzi sfruttarle». Oggi Abbio è di nuovo ad Alba. «Dove lavoriamo tutte le mattine a livello individuale coi ragazzi. Cerchiamo di far capire loro cosa serva per diventare giocatore». Alessandro non può stare lontano dalla palestra.
Alessandro Abbio palla in mano, nel 2000 con l’Italia.
(Ciamillo & Castoria)
GIBA – Giocatori Italiani Basket Associati