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Di seguito, l’articolo del Presidente della GIBA, Alessandro Marzoli.
Spazio GIBA
IL GIOCO E’ UNA COSA SERIA
Alcuni anni fa le prime avvisaglie di crisi, in Serie A ma soprattutto nei campionati inferiori, solitamente si avvertivano dopo Natale. Purtroppo, da qualche campionato – e quest’anno in particolare – il basket italiano comincia ad avere “mal di pancia” già da novembre. Parliamo, praticamente, dell’inizio del campionato, della prima parte della stagione, di tre stipendi corrisposti. Dunque, a nostro avviso, un segnale d’allarme da non sottovalutare. Lo scorso torneo, Lucca in Silver, San Severo in Serie B, Benevento in Serie C, Chieti in A1 Femminile furono casi emblematici, insieme ad altre società che arrivarono in fondo fra mille problemi e senza corrispondere quanto pattuito ai giocatori. Il gioco del basket lo fanno tutte le componenti, questo è chiaro. E tutti sono importanti in egual misura: proprietari, dirigenti, arbitri, procuratori e… giocatori. Già, ma il cuore del gioco, l’essenza, la fanno i giocatori. Che sono, dati alla mano e oggettivamente, la categoria nello sport che sta più soffrendo la crisi che dal 2008 si abbatte sull’intera economia italiana, colpendo inevitabilmente anche la pallacanestro. Senza i giocatori, questo sport – e tutti gli altri – non sarebbero possibili. Senza l’impegno dei principali lavoratori, il basket, molto semplicemente, non esisterebbe. Crediamo sia giusto ribadirlo, perché spesso i giocatori sono quasi derisi per il loro spirito di sacrificio, per la loro serietà, scambiati sempre più spesso per fesseria. Invece no: i giocatori sono uomini di parola e spesso accettano, seppur con l’amaro in bocca, anche ritardi, dilazioni e promesse non mantenute, pur di non arrecare dispiacere ai tifosi e di rendere omaggio al gioco. Pochi sono gli atleti fortunati, che giocano ben pagati. Anzi, con la crisi, sono ormai pochissimi. La stragrande maggioranza è un esercito di persone perbene che si allena duramente e che accetta di giocare, spesso anche quando – fin dai primi mesi – le garanzie prestate non sono coperte e le promesse non sono mantenute. Dovrebbero partire prima con lodi ed ingiunzioni? Probabile. Ma il loro atteggiamento, fatto di comprensione e serietà, non deve essere equivocato. I giocatori non possono sopportare in eterno un generale peggioramento e promesse disattese. C’è bisogno di un’inversione di tendenza, di un patto fra i principali attori del movimento cestistico italiano, che poggi su basi nuove e sulla serietà di tutti. C’è bisogno di fidejussioni più alte prestate dalle società, soprattutto in Gold e Silver. Non di liberatorie, dilazioni di pagamento senza garanzie, né di artifici contabili o pericolose acrobazie. C’è bisogno di certezze per gli atleti, perché non è possibile accettare ancora a lungo il paradosso che la parte più penalizzata del basket – gli atleti, appunto – continui a pagare per tutti. È importante il lavoro che le leghe stanno facendo sul marketing, sulla visibilità e sulla promozione del prodotto pallacanestro, per far crescere il movimento sempre di più, ma se alla base non vi è la certezza delle regole, continueremo a dar da mangiare ad un gigante con i piedi d’argilla, in cui i problemi si avvertono nei primi 3 mesi dei 10 di stagione lavorativa. E avremo una sempre maggiore perdita di credibilità che eventi e convegni non riusciranno certo a colmare.
Alessandro Marzoli
GIBA – Giocatori Italiani Basket Associati