È Niccolò De Vico il protagonista della venticinquesima puntata di &
Niccoló, 28 anni da Monza è un personaggio eclettico in campo e fuori dal parquet. Oltre a poter vantare una carriera prestigiosa, che lo ha visto protagonista per diverse stagioni in serie A, calcando palcoscenici importanti, Niccolò si sta anche costruendo un futuro portando avanti una sua grande passione nata a Reggio Emilia…
1) Ripensando alle tue numerose esperienze nel panorama del basket italiano, quando pensi di aver avuto la crescita maggiore, sia come giocatore sia come persona, e qual è il ricordo a cui tieni maggiormente?
Ho avuto crescita maggiore gli ultimi due anni di Biella quando giocavo tanti minuti in A2. Abbiamo fatto anche l’EuroChallenge un anno, l’ultimo invece abbiamo stravinto il campionato per poi uscire al primo turno di playoff. Quel salto di qualità mi ha permesso di andare a Reggio Emilia e finire tra le prime quattro in EuroCup. Probabilmente l’anno a Reggio, per aver girato l’Europa e aver giocato insieme a grandi campioni è stata l’esperienza più grande che ho avuto
2) Sei stato ad un passo dal diventare un calciatore a livello giovanile, cosa ti ha convinto invece a voler seguire con convinzione la strada della pallacanestro?
La scelta della pallacanestro è arrivata dopo aver fatto il provino all’Atalanta. Un allenamento dei portieri di 3 ore, da solo, nel fango a farmi buttare a destra e a sinistra. Sono salito in macchina, scoppiai a piangere e dissi a mia padre che volevo stare all’asciutto e in una palestra. E’ andata bene, magari poteva andare meglio col calcio, chi lo sa…
3) Quanto pensi sia importante per gli atleti professionisti investire tempo ed energie per prepararsi al post career? Come gestisci il tempo tra campo e studio?
Col passare degli anni mi accorgo quanto sia importante puntare su una dual career. Quando sei giovane ci dai poco peso, ma più passano gli anni, più mi accorgo quanto sia importante creare dei percorsi paralleli alla pallacanestro perché la carriera dura poco, può durare ancora meno per qualsiasi motivo, e bisogna farsi trovare pronti. Quest’anno sono diventato Sommelier e sono contento di avere intrapreso questo percorso. So che ne mondo del vino la strada è ancora lunga, ma nel mentre ho preso il mio diploma. Adesso questo mi permetterà di investire in vini e tra qualche anno magari di aprire qualche attività. Ho anche un progetto edile a Milano, un nuovo mondo in cui mi sono buttato che mi incuriosisce molto specialmente in una città del genere che specialmente negli ultimi anni, e si spera anche in futuro, è diventata una delle realtà più importanti d’Europa
4) Come è nata la tua passione per il vino e quali saranno i tuoi prossimi step per farla diventare una professione?
La mia passione per il vino, che inizialmente non mi piaceva tantissimo, nasce a Reggio Emilia. Lì vivevano i miei zii, che mi invitavano molte volte da loro per pranzo o per cena. Mio zio è mancato qualche anno fa. Lui beveva spesso ed è anche per merito suo che ho cominciato a conoscere qualcosa. Quando sono andato a Cremona, lui è mancato e ho preso questo percorso come sfida iniziando lì il corso da Sommelier, poi Varese il secondo livello e qua a Torino il terzo. Chiudere questo percorso mi ha fatto molto felice e adesso sta a me scoprire il mondo immenso del vino. Inizierò probabilmente ad investire in bottiglie da invecchiamento, capendone qualcosina di più rispetto a prima. Spero poi di aprire la mia attività il più in là possibile nel tempo, perché significherà che avrò giocato tanto. Il mio sogno è aprire un locale, dove venderò vino italiano, ai Caraibi e passare 6 mesi lì.
GIBA – Giocatori Italiani Basket Associati