Amici del basket,
scrivo questo pezzo del mio blog sotto forma di lettera aperta agli atleti associati GIBA, perché in un momento tanto delicato c’è bisogno del massimo di chiarezza e comunicazione.
Le voci si rincorrono e l’incertezza economica rende il tutto poco fluido. I giocatori hanno paura di non avere confermati alcuni capisaldi, conquistati da decine e decine di associati prima degli attuali protagonisti.
Ne abbiamo passate tante di rivoluzioni e io, che le ho vissute da protagonista, sono certo che riusciremo a superare anche questo momento di grande insicurezza, a patto di restare tutti uniti, riuscendo così a far sentire la nostra voce in modo forte e chiaro.
Siamo alle prese con una prima, grande rivoluzione: il passaggio tra i dilettanti del secondo campionato professionistico italiano, la Legadue. Vedo in giro paura, smarrimento. Molti si chiedono: cosa succederà? Che fine faranno i miei soldi? Quanti stranieri ci saranno?
Inizio col dire che una prima vittoria GIBA l’ha conquistata, ottenendo soltanto 2 visti, 3 Under 21 (di cui 1 evitabile a fronte di un pagamento di una “tassa” di 5.000 Euro) e 1 assimilato. Di fatto, ci sono quindi 8 posti per squadra, per 32 squadre. Fanno 256 posti di lavoro. Credo che non sia affatto male.
C’è poi l’attuale DNB, che dovrebbe tornare a 4 Gironi (contro gli attuali 3), ancora con i 3 Under. Sarà di certo dura, visto che la crisi economica ha ragioni e interessi internazionali e che il mondo del basket è uno dei tanti ad esserne colpito, ma il governo del basket italiano vuole tornare a 4 gironi e questo significa la creazione di altre 16 squadre e quindi di altri posti di lavoro in più rispetto a questa stagione.
Stiamo poi lavorando sui contratti.
Per i professionisti cambierà poco, mentre con i responsabili della Lega Nazionale Pallacanestro – e cioè la lega di tutto il basket maschile, salvo la Serie A – stiamo cercando un accorso che non sarà certamente facile, ma che io credo sia realizzabile.
Per quanto riguarda i parametri, una revisione è gia stata fatta, diminuendo quelli dell’attuale DNB da 7.450 a 6.000 Euro e quelli della DNC da 4.000 euro a 3.000 euro.
Relativamente ai parametri, molti giocatori ci hanno chiesto della loro trasferibilità e della possibilità di utilizzare gli stessi, nel caso fossero riconducibili a società fallite, per garantire quei giocatori a cui non è stato rispettato il contratto. Abbiamo, come GIBA, provato a far valere questa che ci sembra una idea sensata in sede federale, ottenendo – e lo dico a malincuore – un diniego da parte della FIP.
Questo ha portato a malumori in molti associati e io – non per piaggeria, ma per rispetto dei nostri lavoratori – penso che le loro incazzature siano giuste. La FIP dà l’impressione di non aver ancora recepito pienamente il mutato quadro economico di riferimento, nel quale tutti noi ci troviamo a vivere. E se non si comprende che la crisi è internazionale e profonda – perché magari dal proprio osservatorio la crisi non si sente in virtù di garanzie e tutele appannaggio di pochi – si corre il rischio di non valutare correttamente i problemi.
Fare come quella principessa francese, che consigliò al popolo di mangiare brioche visto che non c’era più il pane, porta alla rivoluzione. E ad una classe dirigente attenta e illuminata, la storia non può non insegnare nulla.
Noi di GIBA continueremo a lottare, partecipando a tutti i tavoli di trattativa laddove si scrivono le regole. Il nostro obiettivo è il solito, unico e semplice: rendere più sicura la vita professionale dei nostri atleti.
Per questo chiedo agli atleti di continuare ad interessarsi e partecipare. Il vento nuovo che da qualche mese spira in GIBA ha portato non solo a una nuova governance, ma anche a un modo di partecipare più consapevole dei giocatori, che hanno sì delegato delle persone, ma che giustamente seguono nel proprio interesse e con pieno diritto l’evolversi di questa delicata fase storica che sta vivendo la pallacanestro italiana.
Invito tutti gli atleti a continuare a seguire le nostre attività sul nostro sito, sulla pagina Facebook e sull’account Twitter e a non lesinarci consigli, osservazioni, critiche costruttive.
Io credo che GIBA si stia muovendo bene per quanto attiene ai propri compiti e alle proprie responsabilità. Abbiamo trovato disponibilità negli interlocutori, ma siamo consapevoli che non è facile trovare la “quadratura del cerchio” e cioè la convergenza di interessi che giocoforza spesso divergono.
Noi siamo sempre all’erta, perché ci sono dei punti da trattare che potrebbero portare a uno scontro.
Presto convocheremo una riunione, per illustrare quello che abbiamo già fatto e quello che andremo a fare.
Il Presidente Alessandro Marzoli e io siamo sempre a disposizione, sapete come contattarci.
Un abbraccio, ribadendo il mio invito a partecipare e a sentirsi parte di una grande famiglia come quella della GIBA, mediante i versi di una canzone di Giorgio Gaber: «La libertà non è star sopra un albero… libertà è partecipazione».
Mario Boni