Lunedì 8 giugno è stata pubblicata sul quotidiano Il Centro l’intervista al presidente della GIBA, Alessandro Marzoli. Di seguito, il contenuto.
IL CENTRO
Intervista di Matteo Falzon
È uno dei quei personaggi che rende orgoglioso l’Abruzzo di averlo come conterraneo: Alessandro Marzoli.
Un diploma ottenuto in Pennsylvania e un’annata, nel 2012, che lo ha visto prima impegnato nello staff di Barack Obama in occasione della campagna per le presidenziali e poi diventare presidente della Giba, l’associazione che rappresenta e tutela gli atleti e le atlete del basket italiano.
Siamo alle soglie del terzo anno nella Giba. Si può tracciare un bilancio?
«Siamo andati oltre le aspettative nonostante un contesto non facile per una serie di motivi. Abbiamo avuto una crescita esponenziale di iscritti tra i dilettanti e lavorato per favorire un maggiore impiego di giocatori italiani nelle squadre. Siamo riusciti ad assicurare, ai giocatori che a inizio stagione rimarranno senza squadra, un assegno, un sussidio di disoccupazione. Uno degli aspetti che abbiamo messo in pratica, ma su cui non mi aspettavo un così grande riscontro, è stato il coinvolgimento degli atleti nelle scelte attraverso questionari e mail per avere un loro parere».
I giocatori hanno mostrato interesse quindi?
«Avendo un impegno quotidiano con allenamenti e non solo, ovviamente, è difficile per loro seguire le attività. Anche perché l’obiettivo è quello di restituire la Giba ai giocatori, noi come sindacato possiamo aiutarli, ma i veri protagonisti sono loro. Vedo, inoltre, grande interesse. Uno dei più attivi è sicuramente l’ex giocatore di Teramo e Roseto, Robert Fultz, ma non più tardi di qualche ora fa, ho avuto modo di scambiare delle battute con Gigi Datome, che è attento alla crescita del movimento pur giocando dall’altra parte dell’Oceano».
Tra le note positive c’è anche l’apertura al basket femminile?
«Nel direttivo abbiamo inserito Raffaella Masciadri, che è stata una giocatrice plurititolata, e abbiamo istituito, grazie anche al presidente della Lega femminile, Paolo De Angelis, una convenzione che tuteli tutte le atlete che entrano in maternità».
C’è un progetto che non siete riusciti a mettere in pratica?
«Sì, uno a cui teniamo molto. Si tratta di un fondo di fine carriera per gli atleti dilettanti. Un’idea che ci pone anche all’avanguardia nei confronti dell’Europa. Il percorso è iniziato e stiamo lavorando con il nuovo presidente di Lega nazionale pallacanestro, Pietro Basciano. Ci dobbiamo riuscire e, incontro dopo incontro, mi viene da essere ottimista».
Una ricetta per provare a risolvere i problemi del basket?
«A livello nazionale la riduzione dei costi, un riscontro per chi investe nei settori giovanili. Il coinvolgimento delle scuole con progetti sempre più frequenti. E la diffusione della cultura. A tal proposito l’iniziativa “Canestri di quartiere”, che sto provando a portare a Chieti. Mettere dei canestri in varie zone della città per favorire l’attività».
C’è anche un retroscena, da giocatore, vero?
«L’anno scorso ho giocato a Sulmona, in C Regionale. Ma non è stata la mia ultima esperienza da giocatore. In realtà, nell’ultimo periodo sono stato tesserato con la squadra dell’Università Bocconi di Milano, I Pellicani, promossa in serie D».
Ma il campo di tutti i giorni le manca?
«Lo vorrei vivere tutti i giorni. Anche se, vicino a me, ho un esempio come Mario Boni che, nonostante abbia superato la soglia dei 50 anni, continua a giocare nel torneo Uisp e non solo».
E l’Abruzzo?
«È vivo, ci sono esempi importanti come Chieti, Roseto e Ortona. Il problema è nelle categorie minori, con grandi costi e pochi riscontri. E’ bello che sia tornato il basket a L’Aquila e mi dispiace che Atri non abbia una squadra».
L’INTERVISTA SUL SITO DEL CENTRO
http://ilcentro.gelocal.it/sport/2015/06/08/news/marzoli-in-abruzzo-la-pallacanestro-e-viva-1.11582370
GIBA – Giocatori Italiani Basket Associati